Mozart non volle finire il Requiem perché ne aveva vergogna. Come deliberata punizione del vanitoso bugiardo che gli aveva negato il diritto a firmare il suo ultimo lavoro, scrisse il Requiem del conte Walsegg Stuppach, e non il Requiem di Mozart. Ma il piacere della vendetta gli fu tolto dal terrore, presto sopraggiunto, che con tanti che ne mormoravano il «segreto», l «Requiem del conte Walsegg» venisse davvero attribuito a lui. Il mistero, i cento misteri del Requiem, sono tutti qui. Io me ne persuasi dopo che nel 1991 ebbi comperato a Milano una delle nove copie che vi si vendettero nella seconda edizione, «Offenbach a/M, bey Joh. André, 31 December 1826», che contiene la lettera in cui l?oboista Zawrzel di Amsterdam aveva raccontato all?André tutta la miserabile storia. Il racconto, saldo e coerente, provvisto d?ogni evidenza di autenticità, fu dapprima coperto e soppresso, poi ignorato e infine dimenticato dai musicologi affinché trionfasse la catasta di menzogne che, fino al giorno in cui crepò, il 6 Marzo del 1842, cinquant?anni e tre mesi dalla morte del primo Marito, inventò e raccontò Constanze vedova Mozart e poi vedova del Consigliere Von Nissen (il Von nobiliare era un?altra invenzione sua). Friedrich Blume aveva intuito la verità, lo desumo da un vago e pure acuto accenno; ma, già vecchio, non ebbe l?animo di impegnarsi in una rissa austriaca di quel calibro. |